Come indicano immagini e dati della sonda Solar Dynamics Observatory (Sdo) della Nasa, nella vigilia di Natale sono infatti comparse per la prima volta due macchie sul disco del Sole, una su ogni emisfero, e a indicare che appartengono al nuovo ciclo solare è la loro polarità magnetica, invertita rispetto a quella delle macchie del ciclo attuale.

«Le polarità magnetiche delle macchie solari si invertono da un ciclo solare all’altro, anche a parità di emisfero», precisa Ilaria Ermolli, dell’Osservatorio di Roma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), riferendosi alla legge di Hale che descrive questo fenomeno. Per la ricercatrice sulla base «delle attuali previsioni possiamo dire che il prossimo ciclo sarà probabilmente simile quello che si sta concludendo, dunque non tra i più scoppiettanti, ma comunque con un certo livello di attività».

Le «nuove macchie si trovano a una latitudine elevata», osserva l’esperto di fisica solare Mauro Messerotti, dell’Osservatorio di Trieste dell’Inaf, tuttavia «non si può ancora dire che sia iniziato il nuovo ciclo solare: è normale che nella fase di transizione tra un ciclo e l’altro compaiano nuove regioni attive, ma perché si possa parlare di un nuovo ciclo solare – rileva – le macchie devono essere più numerose». Per Messerotti «il nuovo ciclo è in fase di organizzazione, ma è ancora latente. Per fare un paragone, possiamo dire che vediamo qualche bollicina salire in superficie, ma non ancora l’acqua che bolle».

Quanto all’ipotesi avanzata da alcuni studiosi, che si stia andando verso un lungo periodo di minimo solare, come era accaduto tra il 1645 e 1715 nel cosiddetto Minimo di Maulder, per Messerotti è «quantomeno prematuro dirlo ora».