E’ uno dei tratti distintivi del quinto pianeta del Sistema Solare, è tenuta sotto controllo sin dal 1830 ed ha dimensioni planetarie: stiamo parlando della Grande Macchia Rossa, la tempesta gigante che infuria in senso antiorario a 22° sotto l’equatore di Giove e che, secondo gli studiosi, è attiva da oltre 350 anni. La Macchia, caratterizzata da una forma ovale e da un intenso color ocra, è stata al centro di numerose osservazioni svolte prima dalle gemelle Voyager nel 1979 e poi dalla sonda Juno, che dal 2016, ha raggiunto l’orbita del pianeta e da allora ha iniziato la sua attività scientifica, mirata a comprendere la sua origine ed evoluzione.

La Grande Macchia Rossa si estende in profondità nell’atmosfera del pianeta per circa 300 chilometri, un valore da 50 a 100 volte maggiore rispetto alla profondità degli oceani terrestri. L’area più interna della tempesta è più calda rispetto a quella esterna e da questo calore dipendono i venti impetuosi riscontrati nella sua parte alta. La Macchia quindi è in costante fermento e i planetologi si interrogano sul suo futuro, dato che le osservazioni condotte dal 1830 in poi indicano una diminuzione dell’ampiezza.

Ma un nuovo studio, presentato al 72nd Annual Meeting of the American Physical Society, sembra asserire il contrario. La vorticosa tempesta anticiclonica non starebbe diminuendo né in termini di dimensioni né di intensità.

Durante i mesi di maggio e giugno era stato osservato un fenomeno particolare, in cui sembrava che le nuvole al di sopra della Macchia si stessero sfaldando. Per la comunità scientifica questo evento non era altro che l’ennesima prova della diminuzione graduale della tempesta. Ma ciò che gli scienziati hanno osservato, a detta della nuova ricerca, riguarda solo le nubi al di sopra della macchia e non la vera dimensione e natura del vortice,

Il nuovo studio ha spiegato che il fenomeno osservato in precedenza non è altro una conseguenza naturale dell’interazione dei forti venti: la Grande Macchia Rossa è contornata da tempeste più piccole e queste ultime, ‘soffiando’ vicino la più grande, spazzano via le nuvole sovrastanti. La ricerca sostiene inoltre che i modelli di riscaldamento e raffreddamento attorno al vortice, consentiranno alla Grande Macchia Rossa di resistere e continuare ad imperversare nel corso dei secoli.