Per la seconda volta nella storia dell’esplorazione spaziale, un veicolo creato dall’uomo ha lasciato il Sistema Solare raggiungendo lo spazio interstellare, il misterioso ambiente galattico non occupato da stelle né da sistemi planetari . Oggi, l’analisi dei primi dati inviati a Terra permette di ricostruire l’ambiente nel quale si trova, con risultati inediti pubblicati in cinque articoli su Nature Astronomy. Stiamo parlando di Voyager 2, la sonda Nasa che lo scorso 5 ottobre ha varcato i confini del nostro sistema planetario, seguendo le orme della gemella Voyager 1 (ne abbiamo parlato qui).

Voyager 2 viaggia ad una distanza di 18 miliardi di chilometri da noi, e ogni dato inviato impiega oltre 16 ore per arrivare. Un tempo notevole se pensiamo che la luce del Sole impiega circa otto minuti per raggiungere il nostro pianeta.

I dati inviati sono molto diversi da quelli della gemella, probabilmente perché le due sonde hanno viaggiato su traiettorie diverse. Una delle scoperte più interessanti rilevata dagli scienziati riguarda le caratteristiche della zona di confine tra il Sistema Solare e lo sconosciuto ambiente cosmico, chiamata Eliopausa, mai esplorata finora. Inoltre, i dati inviati da Voyager 2 mostrano un’eliosfera – quella regione dello spazio delimitata dall’eliopausa – molto sottile, schiacciata da un forte campo magnetico interstellare e molto più calda del previsto. Infine, sembra che vi sia uno strato sottile nel quale il vento solare interagisce con quello interstellare, un dettaglio mai osservato prima.

Il viaggio è appena iniziato, ma i segnali inviati dalle due missioni aiuteranno a costruire la prima mappa dell’affascinante ambiente tra le stelle oltre i confini del nostro sistema planetario, informazioni preziose in vista dei futuri viaggi interstellari.