Si trova nella costellazione di Cassiopea e ha un aspetto intricato e grumoso che è stato particolarmente messo in rilievo da un ritratto in ‘technicolor’, realizzato dall’osservatorio Chandra della Nasa: si tratta di un resto di una supernova classificata come Sn 1572, ma conosciuta comunemente come ‘supernova di Tycho’.

Questo oggetto celeste, infatti, fu osservato nel 1572 dall’astronomo danese Tycho Brahe, che lo considerò una ‘nuova stella’ situata oltre la Luna. Indagini condotte con strumentazioni moderne hanno rivelato che in realtà Brahe non aveva visto un nuovo astro, bensì il suo epilogo finale come supernova.

I resti di Sn 1572 sono al centro di un recente studio di The Astrophysical Journal (articolo: “Genus Statistic Applied to the X-Ray Remnant of SN 1572: Clues to the Clumpy Ejecta Structure of Type Ia Supernovae”); la ricerca è stata coordinata dall’Istituto Riken di Saitama (Giappone) e ha visto anche il coinvolgimento del Centro Goddard della Nasa.

Sn 1572 era una supernova di Tipo Ia, una tipologia che si presenta quando una nana bianca trae materiale da una compagna vicina oppure si fonde con essa; in ogni caso, l’esito di queste ‘manovre’ è una violenta esplosione da cui derivano detriti che si sparpagliano nello spazio. I resti di Sn 1572, come accade a molti oggetti celesti simili, risplendono nei raggi X perché le onde d’urto dell’esplosione colpiscono i detriti stellari e ne fanno innalzare la temperatura fino a far loro raggiungere anche milioni di gradi. In 20 anni di attività Chandra ha realizzato numerose immagini nei raggi X di resti di supernove, tra cui appunto quelli di Sn 1572 (l’album completo è visibile qui).

L’immagine realizzata da Chandra (in alto), in colori enfatizzati e con l’apporto di dati ottici dalla mappatura Digitized Sky Survey, rivela un complesso intreccio di grumi e aree più fioche che hanno suscitato la curiosità degli studiosi, decisi a comprendere quale fenomeno abbia prodotto una struttura del genere. Per sottolineare i grumi e la natura tridimensionale dell’oggetto celeste, gli astronomi hanno selezionato due gradazioni di raggi X. In questo modo hanno fatto spiccare il materiale che si muove allontanandosi dalla Terra e quello che segue un percorso contrario: si tratta del silicio, che nel primo caso è evidenziato in rosso, mentre nel secondo è rappresentato in blu. Gli altri colori della foto mostrano un’ampia gamma di elementi, energie e direzioni di movimento.

L’immagine di Chandra è stata messa a confronto con due simulazioni informatiche per comprendere da cosa derivi la formazione dei grumi. Al termine dell’indagine gli studiosi hanno ipotizzato che questi elementi debbano derivare direttamente dall’esplosione, come se essa avesse avuto molteplici punti di accensione.

Secondo gli autori del saggio, la comprensione delle caratteristiche delle supernove di Tipo Ia è di grande importanza perché questi oggetti celesti sono utilizzati come punti di riferimento per studiare l’espansione dell’Universo ed emettono elementi, come ferro e silicio, che serviranno per future generazioni di stelle e pianeti.