La scoperta della presenza di depositi di ghiaccio nei crateri al polo sud della Luna ha contribuito a rinnovare l’interesse nell’esplorazione lunare, anche se finora non è stato ancora possibile stabilire quando o come quel ghiaccio sia arrivato sul nostro satellite.

The Mediterranean Chapter
(fonte: ASI TV – WEB TV dell’Agenzia Spaziale Italiana)

Un nuovo studio, condotto da un team della Brown University con il supporto della Nasa, suggerisce che, sebbene parte di tali depositi abbia probabilmente miliardi di anni, alcuni di essi potrebbero essere più recenti. Stabilire l’età di questi depositi è importante non solo da un punto di vista scientifico ma anche in funzione dei futuri esploratori lunari, che potrebbero sfruttare la presenza del ghiaccio.

«L’età di questi depositi può potenzialmente dirci qualcosa sull’origine del ghiaccio, il che ci aiuta a capire le fonti e la distribuzione dell’acqua nel Sistema Solare interno », ha spiegato l’autore principale dello studio Ariel Deutsch, della Brown University. «Ai fini dell’esplorazione, dobbiamo capire le distribuzioni di questi depositi per capire come accedervi al meglio. Queste distribuzioni si evolvono nel tempo, quindi è importante avere un’idea dell’età ».

La ricerca è stata condotta utilizzando i dati del Lunar Reconnaissance Orbiter della Nasa, che orbita attorno alla Luna dal 2009. I ricercatori hanno esaminato l’età dei grandi crateri in cui è stato trovato il ghiaccio e hanno contato il numero di crateri più piccoli che si sono accumulati all’interno di quelli più grandi. In questo modo il team potuto stabilire approssimativamente il ritmo degli impatti nel corso dl tempo, un aiuto valido per stimare l’età dei crateri.

I risultati dello studio mostrano che maggior parte dei depositi di ghiaccio rilevati si trovano all’interno di grandi crateri formati circa 3 miliardi di anni fa e quindi il ghiaccio non può essersi formato prima. Anche se il cratere ha una data età, non significa che anche il ghiaccio al suo interno si sia formato nello stesso periodo, ma in questo caso i ricercatori hanno motivo di credere che la sua formazione sia molto antica. I depositi hanno una distribuzione irregolare nel cratere, il che suggerisce che il ghiaccio è stato colpito da micrometeoriti e altri detriti per un lungo periodo di tempo.

Il team ha inoltre rilevato, con sorpresa, tracce di ghiaccio in crateri più piccoli, che sembrerebbero essere più recenti. Se l’ipotesi delle diverse età dei depositi venisse confermata, questo significherebbe che il ghiaccio potrebbe avere diverse fonti di provenienza. Quello più antico molto probabilmente proviene da comete e asteroidi o attraverso l’attività vulcanica della Luna. Ma negli ultimi tempi non sono stati rilevati grandi impatti e si pensa che il vulcanismo sia cessato da oltre un miliardo di anni fa. Quindi, i depositi più recenti sono da ricondurre a fonti diverse. Il modo migliore per scoprirle sarà quello di inviare veicoli spaziali per ottenere alcuni campioni. Il programma Artemis della Nasa, programmato per il 2024, oltre a inviare la prima donna e il prossimo uomo sulla Luna, prevede anche delle missioni con veicoli robotizzati, che forniranno dati che aiuteranno gli scienziati a saperne di più.