Le orbitano intorno oltre 50 galassie, ma alcune sono entrate a far parte del suo codazzo con la forza: la prepotente che ama circondarsi di un così vasto entourage è la Via Lattea, che, secondo un nuovo studio di Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, avrebbe letteralmente rubato alcune piccole galassie alla più ampia tra le sue satelliti, la Grande Nube di Magellano (Lmc, Large Magellanic Cloud). La scoperta è stata effettuata da un team di astronomi statunitensi, coordinato dall’Università della California-Riverside, ed è stata illustrata nell’articolo “Dark and luminous satellites of Lmc-mass galaxies in the Fire simulations”. I ricercatori hanno utilizzato i nuovi dati raccolti dalla missione Gaia dell’Esa, relativamente alle galassie vicine, e li hanno messi a confronto con quelli ottenuti da simulazioni idrodinamiche e cosmologiche effettuate con il programma Fire (Feedback In Realistic Environments).

Il gruppo di lavoro ha preso in considerazione le posizioni di queste galassie vicine e le previste velocità dei materiali, come la materia oscura, che accompagnano la Lmc: l’esito dell’indagine mostra che almeno 4 galassie nane ultra-deboli e 2 nane ‘classiche’ – la Carena e la Fornace – un tempo dovevano essere satelliti della Grande Nube. La Via Lattea, grazie al suo intenso campo gravitazionale, avrebbe portato via le 6 galassie alla sua ‘compagna’.  Secondo il gruppo di lavoro, questi risultati confermano i modelli cosmologici relativi alle galassie nane, che sarebbero accompagnate da una popolazione di galassie ancor più piccole e fievoli; l’indagine, quindi, mette in rilievo per la prima volta una sorta di scala gerarchica tra le nane deboli e quelle ultra-deboli. La scoperta ha importanti implicazioni sia per quanto riguarda la massa totale della Lmc, sia per l’evoluzione della Via Lattea: infatti, se così tante nane hanno accompagnato la Grande Nube solo in tempi recenti, significa che le proprietà della popolazione satellite della Via Lattea – appena 1 miliardo di anni fa – dovevano essere completamente diverse.

L’elevato numero di nane suggerisce che il contenuto di materia oscura della Lmc sia piuttosto ingente; questo tipo di galassia, infatti, può essere priva di stelle e contenere solo materia oscura. La Via Lattea, quindi, si troverebbe coinvolta nella più massiccia fusione della sua storia: la Grande Nube è dotata di un quantitativo di materia oscura pari ad un terzo della massa presente nell’alone di questo elusivo materiale, che abbraccia la nostra galassia. Le nane, comunque, possono presentarsi anche al seguito di galassie più grandi, oppure trovarsi in condizioni di isolamento e magari essere ‘catturate’ dalla forza gravitazionale di una ‘vicina’ dominante, come è accaduto alla Lmc con la Via Lattea. Gli autori, che intendono concentrarsi in futuro su galassie di dimensioni simili alla Grande Nube, ritengono lo studio schiuda nuovi scenari sull’ordinamento delle galassie satelliti e sulle loro caratteristiche.

In alto, un’immagine tratta dalle simulazioni effettuate per lo studio (Credits: Ethan Jahn, UC Riverside)