Simile per dimensioni alla Terra ma decisamente inospitale, Venere è stata al centro di molteplici e contrastanti studi riguardanti la presenza di oceani sulla sua superficie miliardi di anni fa.

In base alla chimica della sua atmosfera e alla presenza di altopiani, che si pensa siano composti da rocce granitiche, parte della comunità scientifica ritiene che il pianeta potrebbe aver avuto in passato temperature sufficientemente basse da permettere la presenza di acqua in superficie.

Oggi una nuova ricerca, pubblicata su Journal of Geophysical Research, torna a smentire la teoria del passato acquoso di Venere. Il nuovo studio, condotto dai ricercatori del Lunar and Planetary Institute ha scoperto che la composizione di un flusso di lava presente nella regione dell’altopiano Ovda Regio, è costituita da roccia basaltica e non granitica, come si è pensato finora.

Il basalto è una roccia magmatica effusiva la cui composizione può essere variabile. La sua solidificazione può avvenire a contatto con aria o acqua. Questo risultato genera implicazioni significative sulla storia evolutiva del pianeta ed esclude ogni somiglianza tra la composizione interna di Venere e quella della Terra.

Per via dell’atmosfera composta per lo più da anidride carbonica, Venere è molto difficile da studiare. Infatti è solo attraverso rilevamenti radar che è possibile osservare la sua superficie.

Solo future missioni potranno approfondire il passato del pianeta. Tra i programmi di esplorazione del Sistema Solare, la Nasa ha in cantiere un ambizioso progetto che intende portare avanti insieme a Black Swift Technologies, società specializzata in sistemi aerei senza equipaggio: studiare il passato di Venere attraverso l’utilizzo di un drone, capace di sopravvivere ai forti venti che imperversano nella turbolenta atmosfera del pianeta.