Cosa unisce l’inquinamento luminoso e la crescita del Pil? Nient’altro che le politiche virtuose per la tutela dell’ambiente.

È questo il tema affrontato nello studio Light pollution in USA and Europe: the good, the bad and the ugly, in pubblicazione sulla rivista Journal of Environmental Management; gli autori sono Fabio Falchi e Riccardo Furgoni, entrambi docenti di fisica e ricercatori dell’ISTIL, già noti per aver pubblicato nel 2016 “The New World Atlas of Artificial Nighy Sky Brighness”, ovvero l’Atlante dell’inquinamento luminoso nel mondo. I dati di flusso luminoso sono stati ottenuti dal satellite Suomi NPP (Nasa-Noaa) utilizzando il sensore a bordo VIIRS mentre la mascheratura necessaria per l’eliminazione delle luci stabili (aurore boreali, incendi, etc) è stata ottenuta dal satellite DMSP (Dipartimento della Difesa USA).

Lo studio produce una mappatura globale sull’inquinamento luminoso avendo a riferimento due parametri: la densità di popolazione e la quantità di ricchezza del territorio. I dati fanno emergere correlazioni tra l’eccesso di illuminazione, la densità di popolazione e lo stato di benessere economico dei territori esaminati.

I vari territori e aree metropolitane esaminate attestano, ad esempio, che l’inquinamento pro capite negli Stati Uniti è maggiore rispetto a quello in Europa, seppure con differenti impatti tra stati centrali degli Stati Uniti rispetto a quelli costieri e sancisce la grande superiorità in termini di efficienza della Germania e del Regno Unito rispetto ai paesi mediterranei europei.

Le mappe permettono anche una valutazione dell’inquinamento luminoso in relazione al prodotto interno lordo invertendo la superficiale correlazione che porta a pensare a un maggiore spreco di luce laddove le disponibilità economiche abbondano. Infatti sia negli Stati Uniti che in Europa vi sono territori che pur avendo bisogno di un maggiore risparmio di risorse economiche, occupano i primi posti tra i luoghi a più alto impatto da inquinamento luminoso. Insomma l’eccesso di luce non è più una esternazione di ricchezza come poteva essere nel secolo scorso, quanto piuttosto un limite culturale in un processo di evoluzione dove il rispetto dell’ambiente e del pianeta è sinonimo di avanzamento culturale e tecnologico.

Per parlare di numeri, gli USA inquinano in media il triplo dell’Europa nel flusso luminoso pro-capite. Nel nostro continente, 21 delle migliori 25 province sono di madrelingua tedesca, altre 4 sono in Danimarca, Spagna, Lituania e Romania.

Dei peggiori in classifica ben 13 sono in Portogallo e 9 in Italia. L’eccesso di inquinamento luminoso in Italia supera del 40% la media europea ed è il 300% di quello della Germania.

Lo studio sottolinea come politiche locali e nazionali mirate a ridurre l’inquinamento luminoso, hanno un’incidenza positiva sull’incremento del prodotto interno lordo delle aree che le applicano, oltre a produrre una maggiore efficienza energetica e relativo contenimento delle emissioni di carbonio.

Anche in Italia vi sono però territori virtuosi, o almeno, che spingono in quella direzione come la regione Piemonte che con legge regionale 3/2018 in materia di prevenzione e lotta all’inquinamento luminoso ha introdotto nella politica regionale una serie di limiti e di miglioramenti sostanziali, grazie anche al contributo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e della Società Astronomica Italiana (SAIt).

Alberto Cora dell’INAF ha partecipato alla stesura della legge dando alla componente politica quel supporto necessario per comprendere il fenomeno dell’inquinamento luminoso, proporre soluzioni adeguate e contribuire con competenza scientifica al miglioramento dell’ambiente. Di seguito la sua testimonianza.

«Le differenti forze politiche hanno compreso come il tema dell’inquinamento luminoso fosse trasversale e facilmente traducibile in un risparmio per le amministrazioni,  partecipando  in maniera costruttiva alla stesura degli emendamenti, migliorando con proposte di modifiche la vecchia normativa che risaliva al 2000. Alla fine l’aula ha votato con 30 voti favorevoli, 1 astenuto e 3 non partecipanti. Per questo sono particolarmente soddisfatto, non tanto per il mio contributo, che si è limitato agli aspetti culturali e astronomici, ma per la ricchezza della discussione con l’attenzione a tematiche ambientali, economiche-produttive e di sviluppo affrontate in maniera non antitetica tra loro».

Agli inizi del secolo c’era la speranza che l’introduzione di tecnologie innovative, avrebbe portato alla riduzione dell’immissione dei gas serra, ma i risultati sono stati sotto le aspettative e una delle cause è riconducibile a questi sprechi. La luce diffusa verso l’alto non serve e non ci rende più sicuri. Quindi, le politiche di riduzione dell’inquinamento luminoso, che è sostanzialmente spreco, non sono di intuitiva realizzazione.  L’adozione dei LED, più efficienti di circa il 50% delle lampade precedentemente usate nell’illuminazione pubblica, che ha recato un facile risparmio invogliando i comuni a sovra-illuminare e di nuovo a sprecare.

«La legge della Regione Piemonte 3/2018, oltre ad un corretto orientamento dei corpi illuminanti, fissa con chiarezza il riferimento ai livelli minimi di illuminazione previsti dalla normativa sulla sicurezza. La situazione delle nostre città è particolarmente complicata, infatti le stesse aziende fornitrici di energia elettrica suggeriscono ai comuni ad effettuare il passaggio ai LED, ma Il conflitto di interesse è evidente: da un lato vi è il risparmio per le casse comunali, dall’altro il core business dell’impresa che è e resta la vendita di energia. Il risultato è un’illuminazione maggiore e un risparmio ridotto. Al fine di renderla più efficace, la legge Regionale obbliga la sua applicazione anche al retrofit (sostanzialmente la sostituzione dei corpi illuminanti) di impianti già esistenti, e suggerisce l’utilizzo di una illuminazione intelligente. Credo che sia la prima in Italia che propone alle amministrazioni, l’utilizzo di illuminazione adattiva, che risponde e tranquillizza anche i cittadini che credono che maggiore illuminazione significhi maggiore sicurezza.

Disegno di Alberto Cora

Inoltre potrebbe stimolare le imprese a proporre soluzioni innovative per l’illuminazione pubblica e sviluppare il concetto di Smart City con impatto anche sul Prodotto Interno Lordo. Il Piemonte insieme a INAF, SAIt e Lega Ambiente, in sintonia con le varie Associazioni di Astrofili del territorio, vuole costituire una sorta di Parco Astronomico diffuso. Si tratta di un’idea semplice che si rivolge ai comuni, specie quelli montani, per la costituzione di aree prive di illuminazione o dotate di illuminazione intelligente».