Un team di astronomi canadese della McGill University, ha individuato una sorta di ‘impronta digitale’ della Terra che potrebbe essere utilizzata per identificare un esopianeta in grado di sostenere la vita. La scoperta è stata possibile grazie alle analisi di oltre un decennio di dati provenienti dal satellite Scisat della Canadian Space Agency,  utilizzati per costruire uno spettro di transito della Terra – un’impronta digitale per l’atmosfera nella luce infrarossa – che mostra la presenza di molecole chiave per la ricerca di mondi abitabili. Ciò include la presenza simultanea di ozono e metano, che gli scienziati si aspettano di vedere solo quando esiste una fonte organica di questi composti sul pianeta.

I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Monthly of the Royal Astronomical Society, potrebbero aiutare gli scienziati a determinare quale tipo di segnale può identificare un pianeta simile al nostro. Da quando gli scienziati hanno scovato il primo esopianeta negli anni novanta, i mondi extrasolari osservati sono saliti a quota 4000. Si tratta di un campo ancora nuovo e negli ultimi anni, abbiamo assistito allo sviluppo di nuovi strumenti che potranno aiutarci a trovare una Terra 2.0, in futuro. Uno di questi è senza dubbio il James Webb Telescope, la cui costruzione costellata di innumerevoli ritardi dovuti a tagli del budget e  a problemi con le aziende costruttrici,  è giunta al capitolo finale.