Gli esopianeti dagli esordi di Harps e Kepler, per non dimenticare il francese Corot, non sono più una novità, ma più si scoprono nuovi esopianeti, più difficile sembra trovarne simili alla Terra, simili non per dimensioni o orbita ma per capacità di ospitare la vita. Un recente studio su The Astronomical Journal ha cercato di fare il punto.

Secondo Eric B. Ford, professore di astronomia e astrofisica a Penn State e uno dei leader del gruppo di ricerca «contare semplicemente esopianeti di una determinata dimensione o con una determinata distanza orbitale è fuorviante, poiché è molto più difficile trovare piccoli pianeti lontani dalla loro stella piuttosto che trovare pianeti grandi vicino alla loro stella».

Per superare questo ostacolo, i ricercatori hanno progettato un nuovo modello che simula “universi” di stelle e pianeti e poi “osserva” questi universi simulati per determinare quanti pianeti sarebbero stati scoperti da Keplero in ciascun “universo”.

«Abbiamo utilizzato il catalogo finale dei pianeti identificati da Keplero e migliorato le proprietà stellari del satellite Gaia dell’Agenzia spaziale europea per costruire le nostre simulazioni», ha dichiarato Danley Hsu, uno studente laureato presso Penn State e il primo autore del documento. «Confrontando i risultati con i pianeti catalogati da Keplero, abbiamo caratterizzato il tasso di pianeti per stella e il modo in cui ciò dipende dalle dimensioni del pianeta e dalla distanza orbitale. Il nostro nuovo approccio ha permesso al team di spiegare diversi effetti che non erano stati inclusi negli studi precedenti ».

I risultati di questo studio sono particolarmente rilevanti per la pianificazione di future missioni spaziali per caratterizzare pianeti potenzialmente simili alla Terra. Mentre la missione di Keplero ha scoperto migliaia di piccoli pianeti, la maggior parte sono così lontani che è difficile per gli astronomi apprendere dettagli sulla loro composizione e atmosfere.

Sulla base delle loro simulazioni, i ricercatori stimano che i pianeti di dimensioni molto vicine alla Terra, da tre quarti a una volta e mezza, con periodi orbitali che vanno da 237 a 500 giorni, sono circa uno ogni quattro stelle. Di fatto il modello quantifica l’incertezza di trovarne in quella stima. Per questo gli autori raccomandano che le future missioni per la ricerca di pianeti prevedano una determinata dimensione e periodo orbitale, dato estremamente utile per ottimizzare i sondaggi per esopianeti.