Un’analisi degli isotopi di elio bloccati all’interno di diamanti situati centinaia di chilometri sotto la superficie terrestre, sarebbe indice della presenza di vasti bacini di roccia fusa di origine primordiale, antichi quasi quanto la Terra stessa.

È quanto sostiene uno studio pubblicato su Science di questa settimana. Secondo gli autori dello studio i diamanti contenenti elio fornirebbero il primo e più diretto resoconto della variazione delle composizioni di isotopi di elio al di sotto della litosfera terrestre.

Queste composizioni forniscono informazioni cruciali sui serbatoi chimici all’interno della Terra e che permettono al nostro pianeta di non aridire. Di questi, gli isotopi di elio sono uno dei migliori strumenti per comprendere la natura delle parti più profonde e antiche del mantello terrestre. Precedenti studi sugli isotopi di elio hanno suggerito che le regioni sotto il mantello superiore possono contenere serbatoi incontaminati di materiale roccioso primordiale. Tuttavia, la conservazione di tali serbatoi di vecchia data è stata ripetutamente messa in discussione sulla base delle dinamiche geologiche all’interno del nostro pianeta.

Inoltre, molte sono state le difficoltà per determinare con precisione la provenienza dei segnali isotopici da sotto il mantello superiore, usando basalti giunti in superficie in seguito ad eruzioni.

Suzette Timmerman, prima autrice dello studio, e i suoi colleghi hanno individuato una serie di diamanti che si sono formati in profondità sotto la Terra in una zona del Brasile nota per i suoi diamanti molto profondi. Mentre questi diamanti si formavano nella zona di transizione del mantello, una profondità compresa tra 410 e 660 chilometri, l’elio e altri elementi sono rimasti intrappolati in piccole inclusioni fluide all’interno dei minerali.

I risultati indicano l’esistenza di una profonda fonte primordiale di elio che occasionalmente si infiltra nella zona di transizione e si mescola con materiale proveniente dall’alto, creando le diverse composizioni isotopiche registrate nei basalti, dovute, appunto, alla presenza di vasti bacini di roccia fusa.