Un inizio agosto all’insegna degli anniversari: era, infatti, il 6 agosto 2012 quando la missione Nasa Curiosity ha toccato il suolo di Marte, dopo quelli che sono stati definiti i ‘sette minuti di terrore’ nella fase di atterraggio. Oggi, il rover festeggia con orgoglio sette anni di attività nel corso dei quali ha esplorato – e continua a farlo – i misteri del pianeta rosso, andando a caccia di tracce dell’antica abitabilità marziana. Lanciato il 26 novembre 2011 da Cape Canaveral, Curiosity ha esaminato luoghi molto diversi tra loro, svelando come nel passato di Marte l’azione combinata di acqua e vento abbia lasciato segni indelebili sul terreno. Questi dati hanno permesso agli scienziati di concludere che le condizioni favorevoli alla vita devono essere durate almeno qualche milione di anni.

Nello stesso giorno, ma due anni più tardi, un’altra ambiziosa missione ha raggiunto il suo obiettivo. Stiamo parlando della missione europea Rosetta, che dopo un lunghissimo viaggio attraverso il Sistema Solare, – dal 2004 al 2014 – ha finalmente raggiunto la cometa 67p (Churymov-Gerasimenko) per poi rilasciare pochi mesi dopo il lander Philae sulla sua superficie. E’ stata la prima missione a far atterrare un veicolo sulla superficie di un corpo così primitivo. Un risultato ottenuto anche grazie al contributo della tecnologia italiana, a cui hanno preso parte l’Agenzia spaziale italiana (Asi), l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), le Università di Napoli e Padova, il Politecnico di Milano e l’industria con Leonardo e Telespazio.

Agosto celebra anche l’anniversario del lancio della missione Nasa Juno, partita il 5 agosto 2011 da Cape Canaveral per studiare l’origine, l’evoluzione e la struttura interna di Giove. Arrivata a destinazione il 5 luglio 2016, da oltre tre anni la sonda continua la sua attività nell’orbita del gigante gassoso. Le immagini acquisite da JunoCam, la camera a bordo della sonda, vengono rielaborate dai cittadini-scienziati, come parte del progetto citizen-science ideato dal team della missione. Grazie alla partecipazione del pubblico nella ricerca scientifica è stato possibile realizzare spettacolari ritratti ad alta definizione del pianeta Giove. A bordo della sonda otto strumenti, tra cui i due esperimenti italiani realizzati con il supporto e il coordinamento dell’Asi. Si tratta della camera a infrarossi con spettrometro Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper), uno strumento chiave di Juno, realizzata da Leonardo-Finmeccanica sotto la guida scientifica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e dell’esperimento di radioscienza KaT (Ka-band Translator/Transponder), realizzato da Thales Alenia Space, sotto la responsabilità scientifica della Sapienza Università di Roma. Il primo studia la dinamica e la chimica delle aurore gioviane nel vicino infrarosso, il secondo invece analizza la struttura interna del pianeta, con l’obiettivo di mappare il campo di gravità di Giove.