Si trova a circa 23 milioni di anni luce di distanza dalla Terra, nella costellazione dei Canes Venatici, e il suo look, che ricorda un turbine, le ha fatto guadagnare il simpatico nickname di Galassia Vortice (Whirlpool Galaxy): si tratta di Messier 51, galassia immortalata dal telescopio spaziale Spitzer della Nasa, che ha lavorato in tandem con un ‘collega’ di terra, ubicato presso l’osservatorio di Kitt Peak (Arizona). Il frutto della loro fatica è un set di quattro immagini, realizzato nell’ambito del progetto Sings (Spitzer Infrared Nearby Galaxies Survey). Messier 51, in realtà, è costituita da una coppia di galassie, che si stanno tirando e distorcendo per effetto della reciproca attrazione gravitazionale, ed è classificata anche come Ngc 5194/5195. Il quartetto di immagini consente di evidenziare le varie caratteristiche dell’oggetto celeste, il cui aspetto cambia in base alle differenti lunghezze d’onda.

La foto ‘a’ mostra il Vortice nella luce visibile ed è stata realizzata con i dati del telescopio di Kitt Peak. I bracci della galassia maggiore presentano filamenti scuri di polveri che riflettono poco la luce e coprono le stelle situate al loro interno o dietro. Blu, verde e rosso, invece, sono i colori dominanti della foto ‘b’, che ha visto operare in sinergia Spitzer e Kitt Peak. Il blu e il verde rappresentano le lunghezze d’onda nel visibile, mentre il rosso è opera di Spitzer; i dati nell’infrarosso evidenziano come le polveri scure diventino più luminose in questa modalità. Le immagini ‘c’ e ‘d’, ambedue nell’infrarosso, sono frutto del lavoro del solo Spitzer. Nella ‘c’ i tre colori rappresentano altrettante lunghezze d’onda: 3,6 micron (blu), 4,4 micron (verde) e 8 micron (rosso). La luce delle miriadi di stelle di Messier 51 è più brillante nelle lunghezze più brevi e appare come una foschia blu, mentre il rosso evidenzia le polveri composte prevalentemente di carbonio, illuminate dagli astri. La polvere scintillante è di grande aiuto per gli astronomi, che così possono individuare le aree più dense dove si concentra il gas; queste riserve sono difficili da osservare sia nel visibile che nell’infrarosso, ma sono sempre presenti dove si trovano le polveri.

Nella foto ‘d’ è presa in considerazione anche una lunghezza d’onda di 24 micron (in rosso), che risulta utile per mettere in rilievo le aree dove la polvere è particolarmente calda. Le macchie bianche, con lievi sfumature rossastre, sono le ‘culle’ dove nascono le nuove stelle, che, nel processo, surriscaldano i loro dintorni. Infine, le foto all’infrarosso di Messier 51 mostrano chiaramente quanto siano diverse le sue componenti: la galassia più piccola, in alto, è stata pressoché del tutto privata di polveri e spicca più luminosa della sua ingombrante compagna; la foschia blu che abbraccia la galassia minore deriva, probabilmente, dalla luce delle stelle ‘cacciate’ via dalla coppia nel loro ‘tiro alla fune’ gravitazionale.