Esiste un ingrediente invisibile che permea lo spazio tra i corpi celesti nella nostra galassia e oltre: è il campo magnetico interstellare, che rappresenta una delle più potenti forze in natura. Ora un team di ricerca dell’Università di Wisconsin-Madison ha messo a punto un nuovo metodo per misurare il comportamento e la forza di questa fondamentale componente del cosmo, che gioca un ruolo cruciale in molti processi astrofisici, dalla formazione stellare alla costituzione delle nubi cosmiche di polvere e gas.

“La nostra conoscenza di questi processi astrofisici – spiega Alexandre Lazarian, leader dello studio – è molto limitata proprio perché sappiamo ancora troppo poco del campo magnetico interstellare”. È stato questo limite a indurre Lazarian e colleghi a sviluppare un nuovo metodo per tracciare l’identikit della complessa forza che agisce tra i corpi celesti.

Il risultato, pubblicato oggi su Nature Astronomy, consiste nella cosiddetta “tecnica delle velocità gradienti”, subito informalmente ribattezzata “tecnica Wisconsin”. Questa tecnica aggrega con un approccio statistico diverse osservazioni provenienti da vari telescopi di terra, rendendo così non più strettamente necessari i metodi tradizionali usati per misurare il campo magnetico, basati per lo più su dati satellitari.

Applicando la tecnica Wisconsin a diverse nubi interstellari il cui campo magnetico era stato già misurato in passato dal satellite Planck, gli scienziati sono riusciti a realizzare mappe ad alta risoluzione basandosi soltanto sui dati provenienti dai telescopi di terra.  “La nostra tecnica – commenta Lazarian – ci ha permesso di ottenere dati compatibili con quelli già raccolti da Planck, e di costruire al tempo stesso mappe del campo magnetico interstellare con una risoluzione migliore.”

Una volta messo a sistema, il metodo Wisconsin permetterà così di conoscere meglio la forza che attraversa il cosmo attorno al nostro e agli altri pianeti, aiutando anche ad abbattere i costi della ricerca.