I dati rilevati nel 2010 dalla missione Nasa Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) hanno evidenziato che la Luna ha subito un restringimento associato al suo raffreddamento interno. Questo processo ha provocato migliaia di faglie di spinta sulla superficie lunare. Nuove analisi, condotte dall’Università del Maryland, suggeriscono che la Luna potrebbe ridursi ulteriormente ancora oggi e produrre terremoti lungo queste faglie. I dati di Lro, sono stati processati grazie a un algoritmo creato per l’analisi dei dati sismici ottenuti dagli strumenti posizionati sulla superficie lunare dalle missioni Apollo durante gli anni sessanta e settanta. Questi dati, sono serviti per individuare gli epicentri di 28 terremoti registrati sulla Luna dal 1969 al 1977.

Il team di ricercatori, ha sovrapposto i dati delle missioni Apollo con quelli di Lro scoprendo che almeno 8 dei 28 terremoti, sarebbero derivati dalla vera attività tettonica, ovvero il movimento delle placche crostali lungo le faglie di spinta e non da impatti di asteroidi. Gli strumenti delle missioni Apollo hanno registrato il loro ultimo terremoto nel 1977, ma i ricercatori ritengono che l’attività sismica sia continuata fino ad oggi. Gli scienziati inoltre, hanno scoperto che 6 degli 8 terremoti derivati dalla reale attività simica, si sono verificati quando la Luna era vicina o prossima al suo apogeo, il punto nella sua orbita più lontano dalla Terra. La Luna, si legge nello studio, si restringe mano a mano che l’interno si raffredda. Tuttavia, la fragilità della crosta lunare causa delle fratture mentre l’interno si restringe. Queste faglie di spinta, spingono sezioni di crosta su altre adiacenti, creando un effetto a scala, simile a quello che vediamo sulle scarpate o sulle scogliere terrestri.

Lro ha osservato più di 3500 faglie di questo tipo, da quando ha dato il via alla sua missione, nel 2009. Alcune di queste immagini mostrano frane o massi su chiazze relativamente luminose situate alle pendici di alcune scarpate. Le aree brillanti, indicano regioni che sono state esposte da poco, probabilmente a causa di un terremoto. Lro, ha messo a disposizione una quantità enorme di materiale, ottenuto in dieci anni di lavoro. Gli scienziati le confronteranno con altre immagini di regioni specifiche dove si sono verificate faglie in tempi diversi, alla ricerca di nuove tracce lasciate dai terremoti.