Dopo essersi posata sull’asteroide Ryugu lo scorso 22 febbraio e aver completato la prima raccolta di materiale dalla superficie, Hayabusa2 ha dato il via al secondo campionamento dell’asteroide, che si è svolto con una modalità differente dal primo. La sonda giapponese ha rilasciato un impattatore – un cono di rame del peso di 2 chili dotato di esplosivo-  che ha colpito la superficie di Ryugu. Al momento del rilascio dell’ordigno Hayabusa2 si trovava a circa 500 metri di altezza dalla superficie e l’esplosione del dispositivo era in programma dopo 40 minuti dall’impatto.

L’esplosione in teoria avrebbe dovuto provocare un cratere sulla superficie dell’asteroide che sarebbe stata ripresa anche da una telecamera rilasciata anch’essa insieme all’impattatore. La Jaxa non ha al momento dichiarato quando sarà possibile avere conferme sull’esito della delicata procedura. Per ora, sappiamo che Hayabusa2 impiegherà due settimane per tornare nella posizione in cui si trovava prima del rilascio del dispositivo.

Successivamente la sonda tornerà in orbita sopra il luogo dell’impatto, quando polveri e detriti si saranno depositati, per osservare l’eventuale cratere e per tornare a posarsi di nuovo sulla superficie per la raccolta di campioni di materiale venuto alla luce dopo l’esplosione, una procedura mai tentata finora nella storia dell’esplorazione spaziale. Gli scienziati ritengono che questo materiale, che non è mai stato esposto alla luce, possa essere determinante per ricostruire le fasi evolutive di Ryugu e degli albori del Sistema Solare. In seguito Hayabusa2 continuerà le sue osservazioni in orbita intorno a Ryugu per poi riprendere la strada verso casa alla fine dell’anno, con arrivo previsto nel 2020.