Timpano, grancassa e rullante: le vibrazioni emesse dal campo magnetico terrestre, registrato per la prima volta dalla Queen Mary University di Londra, ricordano il suono di una batteria. È il risultato di un nuovo studio pubblicato oggi su Nature Communications, secondo cui lo scudo magnetico che protegge il nostro pianeta, quando viene colpito da forti impulsi, si espande ed emette delle vibrazioni che producono onde sonore. Proprio come accade alla membrana di un tamburo percossa da un batterista.

Il campo magnetico attorno al nostro pianeta è una sorta di barriera invisibile che ci protegge dalle radiazioni dannose, in particolare dalle particelle elettricamente cariche che formano il vento solare. Senza il campo geomagnetico, questo vento proveniente dal Sole causerebbe continue esplosioni che investirebbero in pieno il nostro pianeta. Fenomeno che comunque talvolta si verifica, nonostante la bolla magnetica che ci circonda: lo sanno molto bene gli astronomi, che da anni studiano le tempeste solari generate nello spazio, in grado di danneggiare satelliti e causare problemi anche qui sulla superficie terrestre.

Ora la nuova ricerca dimostra ciò che accade a livello sonoro quando un impulso esterno colpisce il confine dello scudo magnetico, noto come magnetopausa: le onde viaggiano lungo la sua superficie per poi venire riflesse nel momento in cui si avvicinano ai poli magnetici. L’interferenza tra le onde originali e quelle riflesse genera le cosiddette onde stazionarie, dove alcuni punti sembrano restare fermi mentre altri vibrano avanti indietro. Questo genera il suono tipico di un tamburo, che quando viene colpito risuona in modo molto simile.

Gli scienziati hanno ottenuto questo risultato grazie ai 5 satelliti Themis della Nasa, che hanno registrato l’impulso prodotto da un forte getto di plasma che si è schiantato nella magnetopausa. I satelliti sono riusciti a rilevare le oscillazioni prodotte nello scudo magnetico terrestre, che hanno confermato il “suono” emesso dal nostro pianeta. Sembrano così dimostrate le teorie sulla vibrazione del campo magnetico terrestre elaborate quasi mezzo secolo fa, che fino ad oggi non erano mai state validate da dati empirici.

“Si cominciava a pensare che queste vibrazioni, simili a quelle di un tamburo, potessero non verificarsi – commenta infatti il fisico Martin Archer, leader dello studio – data la mancanza di prove in oltre 45 anni da quando sono state ipotizzate. Per questo abbiamo pensato che per dimostrare l’esistenza di tali vibrazioni fosse necessario isolare un singolo forte colpo da parte di un impulso esterno. L’evento descritto nell’articolo ha soddisfatto tutti i requisiti.”

Il nostro pianeta dunque sembra davvero in grado di comportarsi come una batteria cosmica. E non è escluso che questo fenomeno si verifichi anche in altri pianeti con scudi magnetici simili al nostro, come Mercurio, Giove e Saturno.