L’Aurora Station stenta a decollare. La Orion Span, startup statunitense che nell’aprile scorso aveva lanciato la sfida per la realizzazione di una stazione spaziale privata per turismo di lusso e ricerca avanzata da mandare in orbita entro il 2022, sembra aver mancato il primo obiettivo: raccogliere 2 milioni di dollari entro il 5 febbraio 2019.

La società aveva lanciato a dicembre una campagna di raccolta fondi in cambio di azioni, approfittando dei nuovi regolamenti da parte della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti sull’uso del crowdfunding per la raccolta di investimenti.

Ma, secondo quanto riportato da Jeff Foust sul sito spacenews, al termine della campagna era stata raccolta solo una piccola parte del capitale necessario: appena 225.700 dollari. Una cifra ben lontana dall’obiettivo dichiarato di 2 milioni di dollari.

Sempre secondo Foust, la Orion Span grazie a accordi stretti con la Sec aveva lanciato anche un’offerta separata, di tipo più convenzionale.

Gli accordi prevedevano che se non si fosse raggiunta entro il 1 febbraio 2019 la soglia di un milione di dollari nell’ambito delle due offerte combinate, nessun titolo sarebbe potuto essere venduto e gli impegni di investimento sarebbero stati annullati con restituzione dei fondi.

Non è chiaro ancora se Orion Span abbia raccolto tante offerte da superare la soglia del milione e la documentazione non è stata ancora sottoposta alla Sec. Ciò che è certo è che la compagnia ha riconosciuto che in futuro dovrà raccogliere molto più denaro per riuscire nell’obiettivo di aprire il suo lussuoso albergo spaziale entro il 2022.

“Stiamo cercando di andare per step, seguendo una nostra strategia di sviluppo milestone based -cioè sul raggiungimento di un gradino per volta-”, ha dichiarato da Frank Eichstadt, architetto capo di Orion Span. “Usando questa strategia”, ha aggiunto,  “credo che potremo raggiungere realisticamente lo stato operativo entro un ragionevole numero di anni “.