Una vecchia teoria dipingeva il letto del suo bacino come originariamente sepolto sotto svariati chilometri di roccia, ma i dati raccolti da Curiosity sfatano questa ipotesi e propongono uno scenario fatto di materiale relativamente poroso: oggetto di questa minuziosa indagine è il fondo del cratere Gale, il luogo dove il rover ‘targato’ Nasa si è posato sul Pianeta Rosso il 6 agosto 2012. L’analisi è stata condotta sui dati di Rimus (Rover Inertial Measurement Units), un set di accelerometri in dotazione a Curiosity per la misurazione dei cambiamenti nel campo gravitazionale di Marte e i risultati, che coinvolgono anche la parte bassa delle pendici del monte Sharp, sono illustrati in uno studio in pubblicazione su Science (articolo: “A surface gravity traverse on Mars indicates low bedrock density at Gale crater”). La ricerca è stata condotta da un team coordinato dalla Johns Hopkins University di Baltimora.

Rimus viene utilizzato per monitorare i movimenti del rover, ma in questo caso i suoi dati sono stati impiegati in maniera diversa e hanno permesso agli studiosi di delineare in maniera più accurata l’identikit del cratere e della montagna che svetta dal suo centro; le informazioni prese in considerazione sono quelle raccolte nei primi cinque anni di missione. I sensori, infatti, hanno evidenziato che il materiale sedimentario sul fondo del Gale (ampio circa 154 km) è relativamente poroso ed ha una densità pari a 1680 kg per metro cubico; le rocce, quindi, sono state compresse meno di quanto si pensasse. I dati degli accelerometri sono stati usati con la stessa metodologia anche per il monte Sharp ed hanno messo in luce che la forza gravitazionale esercitata dal rilievo non è così intensa perché le sue pendici sono piuttosto porose. La scoperta suggerisce che i fianchi del monte non dovrebbero essere stati seppelliti da materiali al punto da diventare più compatti.

Le origini del Monte Sharp, che raggiunge i 5 km di altezza, hanno suscitato un notevole dibattito e quanto rilevato da Curiosity potrebbe essere utile per comprendere quali processi abbiano portato alla formazione di questo rilievo. Il picco dello Sharp, infatti, emerge dal bordo del cratere e secondo una teoria il bacino doveva essere colmo di materiale sedimentario, modellato successivamente da un processo erosivo.  Un’altra ipotesi sostiene che il monte derivi dall’accumulo di detriti portati dal vento, mentre è stato notato che su Marte i crateri di dimensioni analoghe al Gale presentano vette centrali, connesse allo shock da impatto. Il dibattito è ancora aperto, ma gli autori del paper ritengono che la scoperta di Curiosity abbia aggiunto al puzzle un tassello importante.